La Madonna del Pozzo
A Capurso il turismo è legato principalmente al fattore religioso. Dal 1705, quando Don Domenico Tanzella ritrovò l’affresco della Vergine Maria nel noto pozzo, il culto si diffuse nel Regno di Napoli e ancora oggi conduce milioni di fedeli e turisti presso la “Reale Basilica” e la “Cappella del Pozzo” sita nell’area del Piscino, la contrada in cui si trova il Pozzo di Santa Maria e la chiesetta. Per approfondire: La Madonna del Pozzo.
La chiesa di Ognissanti di Cuti
Nel territorio di Valenzano a confine con Capurso, la chiesa romanica di Ognissanti di Cuti attrae fedeli, studiosi e turisti. Il monumento, che sorge sui resti di un antico tempio pagano, sin dall’XI secolo dipende dal capitolo di San Nicola a Bari.
La chiesa di Ognissanti di Cuti è uno dei pochi esempi di architettura romanica pugliese a noi pervenuti senza grosse modifiche posteriori. I lavori per la sua realizzazione iniziarono nel 1061 e terminarono circa nel 1078. L’esterno presenta una semplice facciata a capanna con una copertura a tetto munita di tre cupole in asse in corrispondenza della navata centrale, la più alta e larga. Le cupole sono realizzate alla stessa maniera dei trulli. L’interno è invece scandito in tre navate con copertura a mezza botte; degli arredi originari e dei paramenti liturgici non è pervenuto quasi nulla. Il monastero era affiancato da due chiostri, tutto intorno si estendevano gli orti, un pozzo e un palmento. L’intero complesso era difeso da una cinta muraria; alle due estremità del portico si ergevano due campanili, e attorno a tutto c’erano le abitazioni dei monaci e dagli edifici utili ai benedettini. Di questi elementi oggi non rimane quasi nulla, e la chiesa si eleva isolata, seppur imponente e bellissima, nel mezzo della campagna valenzanese.
Fonte: “La storia di Capurso – Le leggende, le cronache, il folclore” di Gino Pastore.
San Francesco
San Francesco da Paola è uno scrigno d’arte. L’edificio sacro dedicato all’eremita calabrese conserva opere di grande pregio pittorico e purtroppo ha perso un capolavoro, lo stendardo del Cristo risorto realizzato dal fiammingo Gaspar Hovic (Jaspaert Heuvich, morto a Bari nel 1627). Una di tali opere è ‘San Michele sconfigge il maligno’, olio su tela di Andrea Miglionico. Un’altra è la ‘Immacolata concezione’, realizzata da Niccolò De Filippis. Un’altra ancora, La lavanda dei piedi’ di Antonio Solario detto lo Zingaro. La chiesa venne consacrata nel 1695. L’altare maggiore, tuttavia, risale alla prima metà del Cinquecento. Vi è annesso un convento che è stato, nel tempo, anche sede di decurionato (il consiglio comunale dell’epoca), di pretura, di carcere mandamentale e di scuola. Di recente è stato avviato il restauro del ciclo di affreschi nel colonnato del chiostro, opera del molfettese Carlo Porta (prima metà del Settecento).
Chiesette e borgo antico
Le viuzze e gli archi del Borgo antico sono punteggiate di chiesette. All’interno della cerchia delle mura medievali, camminando lentamente sulle chianche e ammirando angoli suggestivi, ci s’imbatte in Sant’Antonio Abate, sullo sfondo di via Pappacoda (strada dedicata ai marchesi di Capurso), realizzata tra XIV e XV secolo; nella cappella del Carmine (1666) che domina piazza Gramsci, cuore del paese; in Sant’Antonio da Padova, che oggi s’affaccia su via Mizzi; e poi, fuori le mura, in Santa Lucia (prima metà del Seicento) che sorge tra la Matrice e la Basilica. La chiesa dedicata a San Francesco da Paola s’affaccia su un vasto sagrato che confina con un giardino attrezzato di proprietà pubblica. Attraversandolo, il visitatore si ritrova, dopo pochi passi, dirimpetto a due dei varchi d’accesso del Borgo antico: via Regina Sforza, la vecchia “’Porta del Lago” e vico Diomede D’Alba, caratterizzato da un tipico arco. Percorrendo la strada, elegantemente basolata, si raggiunge la Chiesa Madre.