L’origine della cittadina è da collocare intorno all’anno Mille. Tracce della sua esistenza si ritrovano, anzi, già prima dell’anno Mille, come si evince dagli affreschi ritrovati nella Grotta di Santa Barbara nell’omonima contrada.
Capurso è passata attraverso varie dominazioni straniere, subendo spesso devastazioni e rovine. Nel corso dei secoli si sono infatti succedute le dominazioni normanne, sveve e angioine.
Solo con l’avvento degli Aragonesi e, soprattutto per merito della politica illuminata della Regina Bona Sforza, la cittadina assume una sua dignità civica. Con la morte della regina Sforza il feudo passò nelle mani dei Marchesi Pappacoda che dominarono Capurso per due secoli dal 1556 al 1775 e per cui volontà sorse un palazzo marchesale (spesso impropriamente definito castello) andato però distrutto.
La rivoluzione francese ebbe i suoi effetti anche su Capurso nella quale si svilupparono fermenti liberali sostenitori di una Repubblica partenopea in contrapposizione alla dominazione Borbonica. Tale spirito “rivoluzionario” si evidenziò anche durante il periodo dei moti carbonari con la presenza di un associazionismo segreto di stampo liberale. Con l’Unità d’Italia la cittadina assume un suo prestigio tra i Comuni della Provincia grazie all’operato di molti dei suoi cittadini illustri. Durante il periodo delle guerre mondiali Capurso paga un prezzo pesante sacrificando molti dei suoi figli. La fine della guerra e del ventennio fascista rappresentano un nuovo punto di partenza per la cittadina che avvia la propria ricostruzione sociale ed economica.